vittorio polito
giornalista pubblicista scrittore
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Infermieri tra storia e curiosità   Giornaledipuglia.com 16 maggio 2017  
L’assistenza sanitaria, che ha il fine di prendersi cura di una persona inferma, pare sia nata con l’uomo. Questa si divide in due categorie: quella che si interessa della terapia finalizzata alla guarigione (medici), e l’altra che si occupa di stare accanto al malato (infermieri), collaborando con i medici, nel tentativo di alleviare le sofferenze e mettendo in pratica la terapia medica.

L’infermiere, professionista non medico, assiste i malati e somministra loro farmaci e dispensa ausili prescritti dai medici (medicazioni, terapie iniettorie, prelievi vari, ecc.).

«Va comunque subito rilevato che, dopo la morte di Cristo gli Apostoli istituirono i diaconi e le diaconie con il compito di “soccorrere i bisognosi, indigenti, senza tetto, vedove, orfani con maggiore cura e sollecitudine”. Con il passare del tempo tali istituzioni progredirono e si diffusero da oriente ad occidente dato che nel Concilio di Nicea nel 325 per ordine di Costantino il Grande (di Nish, 288-337) fu stabilito che in ogni città doveva esistere un luogo separato per pellegrini, infermi e poveri denominato “ospizio per pellegrini”. Fra questi ricordiamo gli ospizi ed asili sorti per opera di S. Elena (258-336) madre di Costantino, per opera di S. Basilio (330-379), la Basiliade a Cesarea, per opera di S. Giovanni Crisostomo (Antiochia 344-407) i numerosi ospizi ed asili anche per lebbrosi nella regione di Costantinopoli fino al grande ospizio di Parigi divenuto poi il celebre ospedale “Hotel Dieu”» (Giuseppe Caramia). La prima scuola per infermieri fu fondata a Napoli ad opera di Grace Baxter, nel 1896, denominata “Croce Azzurra”, mentre a Roma, solo nel 1902, a causa della carenza del personale infermieristico, fu istituita la scuola per infermiere. Nel 1954 furono istituiti i primi Collegi professionali IPASVI, e nel 1971 la professione infermieristica fu estesa al personale maschile. Dal 1990 venne cambiato radicalmente lo stato degli infermieri con l’attivazione dei Diplomi Universitari, per cui le professioni infermieristica ed ostetrica non sono più considerate “arti ausiliarie”, ma “professioni sanitarie”, con la responsabilità dell’assistenza generale infermieristica.
Dette queste scarse notizie sulla storia dell’infermiere, mi piace riportare la “Poesia degli Infermieri” (o storiella), di autore sconosciuto, dedicata a tutti quelli che credono nella strada che hanno intrapresa, anche se molto dura, ed a quelli che credono in questa professione che permette di crescere sensibili alle paure ed ai problemi di chi ci sta attorno. A noi che se a volte ci sentiamo piccoli piccoli, in fondo siamo, forse, molto più grandi.

«Quando il sesto giorno Dio creò l’infermiere fu costretto a fare degli straordinari. Un Angelo gli disse: “Signore, state lavorando da molto a questo modello”. Il buon Dio rispose: “Hai visto la lunga lista degli attributi speciali iscritti sull’ordinazione? Deve essere disponibile sia come donna che come uomo, facile da disinfettare e privo di manutenzione e non deve essere di plastica, deve avere nervi d’acciaio e una schiena molto resistente, tuttavia deve essere esile per potersi muovere bene nei piccoli locali di servizio. Deve poter fare cinque cose alla volta tenendo sempre una mano libera”.


L’Angelo scosse il capo e disse: “6 mani? ma ciò non è possibile!” “Oh! le mani non mi preoccupano!” disse il buon Dio. “Sono le tre paia di occhi di cui deve disporre il modello standard che mi causano seri problemi: 2 occhi per vedere di notte attraversare le pareti durante la guardia e per poter sorvegliare due raparti…, 2 occhi dietro la testa per vedere ciò che le si vorrebbe nascondere ma che deve assolutamente sapere, e ovviamente 2 occhi davanti che guardano il paziente e che gli dicono: “La capisco, sono qui non si agiti…”.

L’Angelo gli tirò dolcemente la manica e gli disse: “Andate a dormire Signore, continuerete domani mattina”. “Non posso!” rispose il buon Dio. “Sono già riuscito a fare in modo che non si ammali mai e che, se dovesse capitare, si sappia curare da solo. Inoltre cha sia in grado di accettare che 10 camere doppie accolgano 40 pazienti, e che per 10 posti di lavoro siano previsti solo 5 infermieri; che ami la sua professione anche se esige molto da lui e la paga poco; che possa vivere con gli orari sregolati e accetti di avere pochi fine settimana liberi”.

L’Angelo fece un giro intorno al modello dell’infermiere “Il materiale è troppo morbido”, sospirò…, “Ma molto resistente” - replicò il buon Dio – “Non sai immaginarti quanto riesca a sopportare”.
“Può pensare”?  “Non solo pensare, ma valutare una situazione e fare dei compromessi”, disse il buon Dio. L’Angelo si avvicinò al modello e si chinò sulla guancia sfiorandola con un dito: “Qui c’è una fessura” disse “Vi ho già detto che cercate di concentrare troppe cose in questo vostro modello”. “Questa fessura è prevista per una lacrima!” “Perché?” chiese l’Angelo. “Scende nei momenti di gioia, di tristezza, di delusione, di dolore e di rilassamento”. Spiegò il buon Dio. “Questa lacrima è la sua unica valvola di sicurezza”».
Bando a storie e storielle, va riconosciuta a questa classe di operatori sanitari, che spesso è anche loro il merito del miglioramento dello stato dei degenti e dell’efficienza di certi reparti e di certi servizi, soprattutto quando dispensano, oltre alle terapie mediche, anche sorrisi rassicuranti e tanta gentilezza e disponibilità.
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