Hobby, virtù e curiosità dei Papi Giornaledipuglia.com 21 dicembre 2017

Qualche lustro fa è stato pubblicato il volume di Anonymus “Anche in Vaticano…” (Editrice Ancora), contenente una raccolta di aneddoti, curiosità e hobby su Papi e ambienti ecclesiali del ventesimo secolo. Molti episodi sono pervenuti dalla viva voce di alcuni Monsignori e Prelati romani, molti altri sono stati “trasmessi” verbalmente con una buona dose di fantasia, molte volte sconfinata nella leggenda o nel mito. I Papi e i loro ambienti sono visti nel loro aspetto quotidiano, da cui non è estraneo il lato umoristico che rende i personaggi “ufficiali” più umani e simpatici, insomma il lato sconosciuto del Vaticano. Vediamone qualcuno in dettaglio.

C’è da dire che gli uccelli una volta presi venivano liberati dallo stesso Pontefice. In occasione di una visita di un Cardinale americano, questi, considerata l’età avanzata del Papa (92 anni), nel salutarlo disse: “Dato che non ci vedremo più su questa terra, Santità, addio…”, al che Leone replicò, “Eccellenza, ha forse un brutto male?”.

Pio X (Giuseppe Sarto), quando qualcuno gli chiedeva: “Come sta Vostra Santità”, rispondeva “Da Papa”.
Pio X dette notevole impulso alla musica sacra e alla liturgia dispose la compilazione del Codice Canonico, riordinò la Curia Romana e, riformò dopo tre secoli, la Costituzione Apostolica.
Benedetto XV (Giacomo Della Chiesa), si dilettava di araldica ed era puntualissimo, al punto che alle persone care regalava orologi dicendo «Tieni, così non avrai più scuse per arrivare in ritardo». Pio XI (Achille Ratti) che era “lento nel parlare e rapido nell’agire”, aveva, secondo Confucio (I colloqui, IV, 24), due qualità proprie di un vero signore. Fu anche esperto alpinista. Pio XII (Eugenio Pacelli), coltivava l’hobby della ornitologia, in particolare dei canarini, al punto che quando morivano li faceva imbalsamare. La biblioteca privata di Pio XII, invece, aveva una quantità enorme di libri, tanto che si dovette rinforzare il pavimento con ulteriori travi e Sua Santità ripeteva sempre che “I libri danno le idee per parlare”. Inoltre è stato il primo Papa in assoluto ad utilizzare il telefono per dare ordini o direttive e gradiva andare in macchina ad alta velocità. Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti), si dedicava alle sciarade senza trascurare i sigari ed i tarocchi, lasciando perplesso lo stesso Pio XII al momento di avviare il processo di canonizzazione.

I romani lo chiamavano bonariamente “San Giovanni fuori le mura” ed alcuni, in riferimento all’etichetta di un noto ‘whisky’ lo soprannominarono ‘Johnny Walker’ (Giovanni il Camminatore), poiché ‘walk’ in inglese significa camminare.

Usava un linguaggio moderno, scarno, scultoreo, sintetico, simile a quello di Cesare, di Sant’Agostino e di Hemingway. Non concedeva nulla al superfluo, giusta il detto di Michelangelo, del quale il Pontefice fu un grande estimatore: “L’arte sta nel togliere”, o quello di un letterato russo che sosteneva che “Per scrivere bene bisogna badare più a quello che non si deve dire che a quello che si dice”.

Pare si sia trattato solo di fantapolitica e di invenzione di certi scrittori. La mattina, quando si alzava, continuò una sua vecchia abitudine, apriva da sé le finestre della stanza da letto e dello studio che lasciava aperte per far entrare l’aria ed il sole. Nei suoi momenti di libertà si dedicava al gioco delle bocce.

Si racconta che Sua Santità così commentò: “Sempre meno di quelli necessari per l’elezione di un nuovo Papa” (anche perché la piscina è a disposizione anche del personale di servizio). È nota anche la sua passione per lo sci e la montagna. Molti ricorderanno l’episodio che lo vide impegnato nella “storica” gita con il nostro Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

«Nein, danke, no grazie, io sono un teista».
Si sa, inoltre, che ha la passione per i gatti, per la musica e suona il pianoforte.
Questi per sommi capi alcuni degli hobby e curiosità dei nostri Pontefici.




E, per finire, un aneddoto di J.W. Goethe (da Viaggio in Italia): «Il defunto Cardinale Albani era ad una di quelle feste romane tanto pittoresche, in cui nobili e popolo si ritrovano insieme.
Uno dei presenti, un ragazzotto, iniziò a parlottare alle spalle dei Cardinali presenti, ripetendo in continuazione - Gnaja! Gnaja! -
che suona pressappoco: Canaglia! Canaglia!
Il Cardinale Albani, udendolo, si voltò verso i confratelli e disse:
“Quello ci conosce bene”».