Prefazione di Corrado Petrocelli
Ed ecco Vittorio Polito ad una seconda e più impegnativa impresa editoriale dedicata a far rivivere, attraverso l’incanto della poesia, la freschezza genuina del dialetto e il paziente lavoro di scavo nella tradizione e nei ricordi dei curatori delle varie sezioni, la sua e la nostra terra.
Rivivono dunque personaggi, vicende, tradizioni, espressioni proverbiali, tratti caratteristici che si incastonano come tessere preziose di un mosaico originale, un affresco antologico di una realtà cui siamo, che lo si voglia o no, legati. E si dipanano lungo il fil rouge di una narrazione che va dai tempi antichi ad episodi più recenti.
Completano questa ricca e ponderosa rassegna alcune vibranti e partecipi note dedicate ad un personaggio divenuto già in vita un’icona della baresità: Vito Maurogiovanni. A lungo egli è stato il sapiente, colto custode della memoria della città e dei suoi abitanti, delle abitudini, dei costumi, degli odori e dei sapori, dei personaggi, cantore finissimo e appassionato, fiero nello spirito di libertà e dispensatore di una saggezza mite e umanissima.
Naturalmente in Vittorio Polito, che ha dedicato con impegno e passione lunghi e proficui anni all’istituzione universitaria e che ha così meritoriamente coinvolto alcuni colleghi nella redazione del volume, non poteva essere frenato l’impulso ad annoverare significative testimonianze sull’Ateneo e sui protagonisti di anni epici e lontani. Grazie alla memoria di Franz Falanga, dopo una rapida rievocazione degli eventi epocali che avevano sconvolto il mondo, rivivono le iniziative della goliardia universitaria che nel decennio dell’immediato dopoguerra si sviluppa e diffonde nelle principali Università del Paese.
È bello oggi però poter ricordare, accanto agli episodi pittoreschi e agli aspetti di costume, come proprio nei primi difficilissimi anni del dopoguerra l’Università costituì a Bari e per Bari un punto certo di riferimento delle speranze, della possibilità di discutere e progettare, del libero confronto, della circolazione delle idee, della rinascita di un robusto tessuto culturale da cui potessero ricavarsi stimoli alla ricostruzione e al cambiamento. Si sviluppavano e radicavano così i nuovi insegnamenti e grazie alla spinta unanime e congiunta di rettore, studenti e organi di governo, coesi in un’irripetibile alleanza con personalità e istituzioni culturali, nascevano nuove facoltà e nuovi corsi di laurea.
Credo che l’attenzione e l’impegno di tutti coloro che lotteranno per realizzare quell’obiettivo fosse dettato dalla profonda convinzione di cosa e quanto l’Università significasse e quanto potesse contare per la crescita e lo sviluppo culturale, civile, sociale del territorio.
L’Università come luogo principe dove riaffermare i valori alti della libertà dell’insegnamento e della ricerca, il primato della cultura e della scienza, il libero confronto, l’autonomia delle scelte, l’Università che sempre più sarebbe diventata un’istituzione volta a garantire l’uguaglianza dell’accesso al sapere e alla conoscenza.
Non sarà perciò casuale che questa nuova così rapida, variegata, ricca testimonianza si debba ad una persona che nell’istituzione universitaria ha vissuto e operato per gran parte della sua vita e a quell’istituzione è rimasto profondamente legato. A lui va, anche per questo, la nostra gratitudine più sincera.
CORRADO PETROCELLI
Rivivono dunque personaggi, vicende, tradizioni, espressioni proverbiali, tratti caratteristici che si incastonano come tessere preziose di un mosaico originale, un affresco antologico di una realtà cui siamo, che lo si voglia o no, legati. E si dipanano lungo il fil rouge di una narrazione che va dai tempi antichi ad episodi più recenti.
Completano questa ricca e ponderosa rassegna alcune vibranti e partecipi note dedicate ad un personaggio divenuto già in vita un’icona della baresità: Vito Maurogiovanni. A lungo egli è stato il sapiente, colto custode della memoria della città e dei suoi abitanti, delle abitudini, dei costumi, degli odori e dei sapori, dei personaggi, cantore finissimo e appassionato, fiero nello spirito di libertà e dispensatore di una saggezza mite e umanissima.
Naturalmente in Vittorio Polito, che ha dedicato con impegno e passione lunghi e proficui anni all’istituzione universitaria e che ha così meritoriamente coinvolto alcuni colleghi nella redazione del volume, non poteva essere frenato l’impulso ad annoverare significative testimonianze sull’Ateneo e sui protagonisti di anni epici e lontani. Grazie alla memoria di Franz Falanga, dopo una rapida rievocazione degli eventi epocali che avevano sconvolto il mondo, rivivono le iniziative della goliardia universitaria che nel decennio dell’immediato dopoguerra si sviluppa e diffonde nelle principali Università del Paese.
È bello oggi però poter ricordare, accanto agli episodi pittoreschi e agli aspetti di costume, come proprio nei primi difficilissimi anni del dopoguerra l’Università costituì a Bari e per Bari un punto certo di riferimento delle speranze, della possibilità di discutere e progettare, del libero confronto, della circolazione delle idee, della rinascita di un robusto tessuto culturale da cui potessero ricavarsi stimoli alla ricostruzione e al cambiamento. Si sviluppavano e radicavano così i nuovi insegnamenti e grazie alla spinta unanime e congiunta di rettore, studenti e organi di governo, coesi in un’irripetibile alleanza con personalità e istituzioni culturali, nascevano nuove facoltà e nuovi corsi di laurea.
Credo che l’attenzione e l’impegno di tutti coloro che lotteranno per realizzare quell’obiettivo fosse dettato dalla profonda convinzione di cosa e quanto l’Università significasse e quanto potesse contare per la crescita e lo sviluppo culturale, civile, sociale del territorio.
L’Università come luogo principe dove riaffermare i valori alti della libertà dell’insegnamento e della ricerca, il primato della cultura e della scienza, il libero confronto, l’autonomia delle scelte, l’Università che sempre più sarebbe diventata un’istituzione volta a garantire l’uguaglianza dell’accesso al sapere e alla conoscenza.
Non sarà perciò casuale che questa nuova così rapida, variegata, ricca testimonianza si debba ad una persona che nell’istituzione universitaria ha vissuto e operato per gran parte della sua vita e a quell’istituzione è rimasto profondamente legato. A lui va, anche per questo, la nostra gratitudine più sincera.
CORRADO PETROCELLI
Rettore dell’Università degli Studi di Bari