L’amicizia, merce rara, ha la sua giornata internazionale Giornaledipuglia.com 18 dicembre 2020
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione A/RES/65/275 del 2011, ha proclamato il 30 luglio “Giornata Internazionale dell’Amicizia” (International Day of Friendship), richiamando gli scopi e gli obiettivi della Dichiarazione e del programma d’azione sulla cultura della pace.
La Giornata celebra l’amicizia tra popoli, paesi, culture e individui, con l’idea che possa ispirare gli sforzi di pace e offrire l'opportunità di costruire ponti tra le comunità. Le Nazioni Unite incoraggiano i vari governi ad organizzare eventi che possano sensibilizzare la popolazione in questo senso, favorendo il dialogo tra le civiltà.
L’amicizia, uno dei sentimenti più puri e genuini, è un bene raro da preservare attentamente nella consapevolezza che una volta incrinata non sarà possibile rinnovarla. Va cercata con cura e conservata viva con continue attenzioni, segni affettuosi, rispetto. L’amicizia riconciliata rimane sempre precaria e dolorante, come una ferita non ben guarita.
Il vocabolo amico deriva dal latino “amicus” che ha la stessa radice di amare per cui significa letteralmente “colui che si ama”. In sostanza l’amicizia è una forma di amore, con caratteristiche un po’ diverse da quella romantica.
La Giornata dedicata all’amicizia è ideale per fare nuovi incontri e stringere nuovi legami amichevoli che possono arricchirci come individui. Infatti un noto proverbio recita: “Chi trova un amico, trova un tesoro” e, se è vero, è una fortuna grande e rara che può portare anche vantaggi pratici di protezione e consigli sinceri, oltre al piacere del rapporto amicale.
Se l’amicizia è sincera, attraverso di essa si condividono i migliori ed i peggiori momenti della vita. Gli amici veri ci capiscono, ci sopportano, spesso ci conoscono meglio dei nostri parenti, anche più stretti, in certi casi diventano la nostra “vera famiglia”. Anche la Bibbia ricorda di “Non abbandonare il tuo amico, né quello di tuo padre: e non ricorrerai al fratello nel giorno della sventura. Meglio un amico vicino, che un fratello lontano” (Proverbi, 27.10).
Per delle persone così importanti non poteva mancare una giornata celebrativa: il 30 luglio infatti è la “Giornata Internazionale dell’Amicizia” finalizzata a dimostrare che l’amicizia tra i popoli e gli individui è in grado di generare anche iniziative di pace.
Anche molti scrittori si sono interessati all’amicizia e solo a mo’ di esempio cito Alessandro Manzoni che nel capitolo XI dei “Promessi sposi” parla del vincolo amicale: «Una delle più grandi consolazioni di questa vita è l’amicizia, e una delle consolazioni dell’amicizia è quell’avere a cui confidare un segreto. Ora, gli amici non son divisi per coppie come i coniugi; ognuno, generalmente parlando, ne ha più d’uno: il che forma una catena, di cui nessuno potrebbe trovare il capo. Quando adunque un amico si procura quella consolazione di deporre un segreto nel seno d’un altro, dà a costui la voglia di procurarsi la stessa consolazione alla sua volta».
Da evidenziare che ogni amicizia (vera) è un prezioso tassello di pace, gioia, ottimismo, positività, opportunità, riconoscenza, rispetto reciproco e speranza e gli amici sono persone che percorrono più o meno a lungo, più o meno sinceramente, le stesse strade della nostra vita.
E, puntualmente, un poeta dialettale barese, Peppino Zaccaro, ha scritto una poesia relativa all’amicizia: merce rara che non costa molto, bisogna solo cercarla!
L’amicizzie
di Peppino Zaccaro
L’amicizzie, chèdda vère
la cchiù mègghie
e la cchiù singère
iè na cose granna granne
nu bbène e nu tesore
naschennute mbonde o core.
Nge sime canesciute
acquanne appène, appène
ièreme du uaggnune
e… m’arrecordeche
ca curte ièvene le calzune.
Sime po’ cresciute
de tijmbe à passate
e sèmbe vère amisce
sime remanute.
Sènza nganne e trademijnde
ma na lite, ma arragate
sèmbe mbasce sime state.
Ijnde o male
o ijnde o bbène
cu prisce o cu delore
ce sì triste o sì allègre
ce tijne nu probblème
o le penzijre te donne pène
amiche mì bbèlle
non zijme perdènne tijmbe
come a du frate
assedimece, parlame
stringimece le mane
che na parola bbòne
s’aggiuste la siduazzione.
Mò, senza chèdda pechendrì
nge sendìme tutt’e dù
ngrazie de Ddì,
l’amicizzie, chèdda vere
la cchiù mègghie
e la cchiù singère
non nze jacchie ndèrre
o ijnde a nu pertone
nemmanghe o spunde
de nu stratone.
Chèdde iè robba rare ca non goste assà
la da scì solamente a cercà.